Commento all’analogia delle 5 palline del CEO di Google, Sundar Pichai

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A seguito di una riflessione aperte da Paolo Mazzetto, su suggerimento di Nicola Zuliani, leggo sui social network che il CEO di Google, Sundar Pichai, oppure quello di Coca Cola, Brian Dyson, ha fatto un discorso molto incisivo, dove ha detto:

Immagina la tua vita come se fossero 5 palline da far girare in aria cercando di non farle cadere. Una di queste palline è di gomma, altre 4 sono di vetro. Queste 5 palline sono: lavoro, famiglia, salute, amici, anima. Il lavoro è la pallina di gomma. Ogni volta che cadrai sul lavoro potrai saltare di nuovo (e anche meglio di prima) in un altro lavoro. Se invece a cadere sarà una delle altre, non ritornerà alla sua forma di prima. Sarà rotta, danneggiata, crepata. È importante diventare consapevoli di questo il prima possibile ed adattare adeguatamente le nostre vite. Come? Gestisci con efficacia il tuo orario di lavoro, concediti del tempo per te, per …

Sinceramente, non ho verificato che il frammento di discorso provenisse effettivamente da Sundar o da Dyson, ma vorrei focalizzarmi sul pensiero espresso; non cambia molto sapere chi sia l’autore.

Parto da un presupposto:

La consapevolezza è la rappresentazione, nella mia mente, dell’ambiente in cui sono e di me stesso in tale ambiente. In questo modo, quando vivo un’esperienza, la struttura dell’esperienza corrisponde alla struttura rappresentata nella consapevolezza.

Posso quindi riflettere sul mio tempo ed ha senso classificarlo in vario modo. In particolare, lo posso suddividere per grado di vicinanza:

  1. rapporto con me stesso,
  2. con la cerchia ristretta degli affetti (amici e parenti),
  3. con gruppi di interesse (associazioni, movimenti, community on line…),
  4. con la comunità (parrocchia, quartiere…),
  5. con l’umanità/divinità (per un non credente, l’Umanità è un’entità collettiva ed ha senso riflettere sul proprio rapporto con essa)

…e per piano dell’esistenza, dal più concreto al più astratto:

  1. materiale,
  2. psico-affettivo-cognitivo…,
  3. morale-spirituale,
  4. metafisico – religioso,

ottenendo uno schema con un numero di elementi ben più elevato e variegato di “5 palline danzanti nell’aria”, almeno 5×4=20.

Per esempio, una delle combinazioni è il tempo che dedico sul piano psico-affettivo-cognitivo ai miei familiari, come quando aiuto i figli a fare i compiti. Ci sono anche combinazioni sorprendenti, alle quali la maggior parte delle persone che conosco pensano poco, come il tempo che dedico sul piano materiale al mio rapporto con la Divinità o l’Umanità.

Personalmente, ho bisogno di ricordarmi che si tratta solo di una classificazione e che, in ultima analisi,

il mio tempo è unitario.

Dunque le palline non possono essere di vetro, metallo o gomma, non sono “modulari” bensì si compenetrano. Sono più come nuvole di vapore. Inoltre, la pallina, o, meglio, nuvoletta, del lavoro, come tutte le altre palline o nuvolette, si può rovinare, può non essere facile da ripristinare alla forma originaria e può “tirare giù” anche le altre.

Sull’unitarietà del mio tempo (la mia vita) ho un nervo scoperto e la visione modulare e naive presentata da Sundar o Dyson, di primo acchito, provoca in me una reazione negativa.

Ragionando con più calma, andando oltre l’analogia, colgo però un aspetto interessante: abbiamo più controllo sulla nostra dimensione lavorativa che sulle altre.

Per spiegarmi meglio, estremizzo:

  • se un lavoro proprio non mi va, posso cambiarlo;
  • se un gruppo d’interesse non mi va più, posso rinunciare, non senza dispiacere.
  • se nella comunità in cui vivo (condominio, quartiere, parrocchia…) sono sorti conflitti insanabili, posso isolarmi o cambiare casa, ma è gran fatica;
  • se un figlio o un genitore proprio non mi va…

Senza estremizzare, la questione si traduce in un invito, a me gradito, a vigilare sulle giuste priorità su scala quotidiana, settimanale etc.

Non è sempre facile mantenersi focalizzati sui propri valori: per farlo, ho bisogno di fermarmi a riflettere laddove mi verrebbe spontaneo continuare a correre, a testa bassa, col rischio di trovarmi, senza sapere bene perché, con le 5 palline malconce…

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