Lo Studio Iva Da Roi era un ecosistema organizzativo stabile e nutrito da flussi di relazione umani profondi e consolidati. Dodici persone, una sola sede con qualche collaboratore remoto, ma un legame forte, quasi familiare. I flussi di conoscenza si tramandavano per via orale o con l’affiancamento, le decisioni operative spesso scaturivano da rapide consultazioni informali. I flussi finanziari erano stabili, alimentati dalla fiducia di clienti storici.
In questo mondo, Roberta era un pilastro. Aveva iniziato come la più giovane, e ora, dopo tanti anni, le sue mani conoscevano ogni scorciatoia sulla tastiera per inserire dati nei vecchi software gestionali, i suoi occhi identificavano al volo i documenti, la sua memoria era un archivio vivente di procedure consolidate. Le sue “prassi consolidate” non erano solo abitudini; erano la sua sicurezza, la prova tangibile della sua competenza, il fondamento del suo flusso di lavoro quotidiano che scorreva prevedibile e rassicurante.
Quando i titolari, lungimiranti e consapevoli che l’AI stava ridefinendo i flussi di informazione e di lavoro in molti settori, annunciarono il progetto di “aggiornamento digitale”, la notizia cadde come un sassolino in uno stagno placido. Non si parlò subito di “autonomia”, ma di “supporto”, di “migliorare il lavoro”. Ma per Roberta, il cui lavoro era quelle prassi, la parola “migliorare” suonava minacciosa. Migliorare cosa? E soprattutto, migliorare chi?
Sommario
Le Emozioni Profonde e le Incertezze
Nell’animo di Roberta si agitavano onde di emozioni profonde e incertezze che raramente verbalizzava, ma che condizionavano il suo flusso comunicativo non detto e la sua percezione della realtà lavorativa:
- Paura della Sostituzione: la paura più viscerale. Per anni la sua utilità era stata definita dalla sua capacità di gestire quei complessi flussi di materia (documenti cartacei) e flussi di informazione (dati da inserire, documenti da classificare) con cura e velocità. Se una “macchina” poteva farlo meglio o più velocemente, quale sarebbe stato il suo posto? Si sentiva come un artigiano esperto di un mestiere antico, minacciato dall’avvento della produzione in serie. Questo era un attacco al suo flusso di valore percepito, ciò per cui lei si sentiva considerata, utile, necessaria. Si sentiva minacciata nella sua identità professionale e nella sua sicurezza.
- Inadeguatezza e Paura di Non Capire: l’idea di dover imparare a usare “roba complicata” la spaventava. Lei era brava con il suo sistema, con le sue prassi. I “computer” in generale le sembravano già abbastanza misteriosi, figuriamoci l’Intelligenza Artificiale. Il pensiero di non essere all’altezza, di rallentare il processo di cambiamento, di sentirsi “vecchia” o obsoleta, erodeva la sua sicurezza. Questo era un blocco potenziale per il suo futuro flusso di conoscenza.
- Perdita di Controllo e Rassicurazione: c’era una rassicurante familiarità nel controllo manuale. Sapeva esattamente dove andava ogni dato, perché aveva deciso lei di metterlo lì. Sapeva che l’errore umano era possibile, ma era il suo errore, che poteva cercare e correggere. L’idea che un processo automatico, una scatola nera, facesse il lavoro al suo posto la privava di quel senso di controllo quotidiano, di quella tangibilità del suo operato. Il suo flusso di controllo sul suo micro-ambiente di lavoro stava per cambiare radicalmente.
- Svalutazione dell’Esperienza: sentiva, forse ingiustamente, che anni di esperienza nel padroneggiare le prassi esistenti venissero liquidati come semplici “compiti a basso valore”. La conoscenza tacita che aveva accumulato – le eccezioni frequenti, i clienti con documentazione “particolare”, i periodi dell’anno più critici – sembrava improvvisamente meno importante della capacità di un software di “leggere” un PDF.
L’Affiancamento dell’Angelo Custode Algoritmico
Poi è arrivato. Non un robot fisico ingombrante, ma un’integrazione discreta nel suo software quotidiano. Un “processo automatico di AI” che ha iniziato a lavorare accanto a lei. I titolari e i tecnici esterni lo hanno presentato proprio così: non un sostituto, ma un copilota, un angelo custode digitale. Un assistente infaticabile.
Inizialmente, Roberta lo guardava con sospetto. Vedeva sullo schermo piccole icone comparire magicamente, dati che venivano inseriti nei campi senza che lei li digitasse. Era strano, quasi inquietante. Si sentiva osservata, giudicata dalla sua stessa scrivania digitale. Il suo flusso di lavoro tradizionale era interrotto da questa presenza invisibile e iper-efficiente.
Ma poi ha iniziato a notare le piccole cose. L’angelo algoritmico si occupava delle pile di fatture fornitore più noiose, quelle con i formati più standard e i dati più prevedibili. Lo faceva in una frazione del tempo che ci avrebbe impiegato lei, senza mai un errore di battitura. Le lasciava magicamente già inseriti i dati, chiedendole solo un rapido sguardo di conferma, un “sì, è corretto” che era più un atto di supervisione che di esecuzione.
Ha notato che il “copilota” le segnalava con un’icona discreta solo i documenti o i dati su cui aveva un dubbio, quelli un po’ ambigui o fuori standard. Erano proprio i casi che prima le facevano perdere più tempo in verifiche incrociate o nel chiedere conferma. Ora, l’angelo le faceva il grosso del lavoro, e lei doveva solo applicare il suo giudizio umano (il suo flusso decisionale di alto livello, basato sull’esperienza) sui pochi casi complessi.
L’Emozione di Cambiare Prassi Coinvolgendo la Vita Lavorativa
Questo cambiamento nelle prassi quotidiane ha iniziato a generare una nuova ondata di emozioni:
- Sollievo: il primo grande sentimento positivo. Il sollievo di non dover più affrontare la monotonia del data entry massivo. Il sollievo di vedere ridursi la pila di documenti che aspettavano di essere processati in quel modo. Il sollievo di avere più tempo per tirare il fiato o per dedicarsi a compiti leggermente diversi che prima delegava ad altri o che rimanevano in sospeso.
- Curiosità e Orgoglio nella Nuova Competenza: iniziò a osservare come l’angelo lavorava, a capire perché segnalava certi documenti e altri no. Imparò a “parlare” con il sistema, a dargli feedback sui suoi dubbi, attraverso l’interfaccia progettata per questo. Si sentì orgogliosa della sua capacità di adattarsi, di imparare a gestire questo nuovo strumento. La sua conoscenza si stava espandendo, non annullando quella vecchia, ma costruendoci sopra. Non era stata sostituita; la sua competenza si era evoluta.
- Riscoperta del Proprio Valore: si rese conto che il suo valore non era solo nell’esecuzione meccanica, ma nella sua capacità di giudizio, nella sua conoscenza del contesto dello studio e dei clienti, nella sua affidabilità nel gestire le eccezioni che il sistema non poteva prevedere. Era lei la supervisore dell’angelo, colei che garantiva l’accuratezza finale. Il suo flusso di valore si stava riposizionando su un piano superiore.
- Una Nuova Sicurezza: la paura iniziale si è trasformata in una nuova forma di sicurezza, più dinamica. Non la sicurezza della prassi immutabile, ma la sicurezza di essere in grado di apprendere, di adattarsi e di essere essenziale anche in un ambiente tecnologico in evoluzione. Il suo flusso di controllo non era più sulla micro-esecuzione, ma sulla supervisione dell’intero processo automatizzato, un controllo di livello superiore.
La trasformazione delle sue prassi quotidiane, guidata da questo “angelo custode” tecnologico, è diventata un percorso emotivo profondo. Non è stato facile superare le resistenze iniziali, nate da paure legittime radicate nella stabilità del suo mondo lavorativo. Ma l’approccio graduale, la presentazione dell’AI come un alleato e non un nemico, e il supporto (implicito nella cultura dello studio) dei colleghi e dei titolari, hanno permesso a Roberta di abbracciare il cambiamento. La sua vita lavorativa non è solo cambiata; si è arricchita, e con essa, si sono riorganizzati e potenziati i flussi che definiscono il suo ruolo all’interno dell’organizzazione Iva Da Roi.

Le immagini sono state create da Nicola Granà con Midjourney