Sommario
Il pensiero è un flusso bioelettrico e biochimico
Un flusso bioelettrico è un movimento direzionato di particelle cariche elettricamente (principalmente ioni come Na⁺, K⁺, Ca²⁺, e Cl⁻) attraverso membrane biologiche, tessuti o interi organismi viventi.
Gli ioni si muovono seguendo il loro gradiente elettrochimico (una combinazione del gradiente di concentrazione e del gradiente elettrico) attraverso proteine canale specifiche o trasportatori inseriti nelle membrane cellulari.
Un flusso biochimico è il movimento, la trasformazione e l’interazione sequenziale di molecole (come substrati, intermedi, prodotti, enzimi, ormoni, neurotrasmettitori) all’interno di un sistema biologico (cellula, tessuto, organo, organismo).
Coinvolge una vasta gamma di molecole biologiche, dai piccoli ioni e metaboliti (zuccheri, amminoacidi, lipidi) alle macromolecole complesse (proteine, acidi nucleici).
Un neurotrasmettitore è una sostanza chimica (un flusso biochimico specifico) che agisce come messaggero per trasmettere segnali attraverso una sinapsi, ovvero lo spazio di giunzione tra un neurone (la cellula nervosa presinaptica) e un’altra cellula (che può essere un altro neurone, una cellula muscolare o una cellula ghiandolare – la cellula postsinaptica).
- L’arrivo di un impulso nervoso (un flusso bioelettrico, specificamente un potenziale d’azione) al terminale assonico del neurone presinaptico innesca il rilascio dei neurotrasmettitori.
- Il neurotrasmettitore diffonde attraverso la fessura sinaptica (un flusso biochimico di molecole nello spazio extracellulare).
- Legandosi a recettori specifici sulla membrana della cellula postsinaptica, il neurotrasmettitore provoca una risposta che spesso è la generazione (o la modulazione) di un nuovo flusso bioelettrico (potenziale postsinaptico eccitatorio o inibitorio) o l’attivazione di ulteriori flussi biochimici intracellulari (cascate di secondi messaggeri).
L’attività mentale si manifesta, a livello più elementare, come un incessante flusso di segnali elettrici e chimici attraverso reti neurali. I potenziali d’azione scorrono lungo gli assoni, i neurotrasmettitori fluiscono attraverso le sinapsi.
Questa è la realtà fisica del pensiero. È un flusso bioelettrico e biochimico.
Ogni pensiero è un flusso.

Cognizione incarnata
Questa attività fisica, questa “perturbazione”, non è solo rumore o semplice attività fisiologica di mantenimento; essa è intrinsecamente informazione. Non c’è un “significato” che si aggiunge dopo al fenomeno fisico; la specifica natura e configurazione del fenomeno fisico costituisce l’informazione a quel livello.
Quando vedi una linea rossa verticale, un certo insieme di neuroni nella tua corteccia visiva specializzati nel rilevare il colore rosso e l’orientamento verticale si attiveranno in un modo specifico. Se vedi un cerchio blu, un diverso insieme di neuroni (o lo stesso insieme con un diverso schema di attivazione temporale e di intensità) diventerà attivo. Questo specifico schema spazio-temporale di attività elettrica e chimica è il “pattern di attivazione”
Quel pattern di attivazione non è semplicemente un correlato della tua percezione della linea rossa; esso è la rappresentazione neurale della linea rossa a quel livello di elaborazione. Non c”è bisogno di cercare un’altra “immagine” della linea rossa da qualche altra parte nel cervello. Il cervello “conosce” la linea rossa attraverso la generazione e l’interpretazione (da parte di altri neuroni a valle) di quel particolare pattern di attività. La struttura fisica del flusso (il pattern di ioni in movimento e i potenziali risultanti) è la forma dell’informazione.

Il “significato” più ricco e contestualizzato di un’informazione (la “rossezza” della linea, il suo essere parte di un oggetto, il suo valore emotivo o la sua rilevanza per un’azione) non è contenuto staticamente in un singolo pattern isolato.
Il significato emerge dall’interazione continua e dinamica di molteplici pattern di attivazione attraverso diverse aree cerebrali; dipende dal contesto, per cui lo stesso pattern di attivazione in un piccolo gruppo di neuroni può assumere significati diversi a seconda dello stato globale del cervello; viene attivamente costruito attraverso dinamiche di flusso, basate sull’esperienza passata, che ha plasmato le connessioni della rete come l’acqua di un fiume ne modifica le anse, e sugli input attuali.
Nel flusso neurale, il pattern di attivazione non è un simbolo arbitrario che “sta per” qualcos’altro in modo completamente distaccato dalla sua natura fisica. La sua specifica forma fisica, la sua dinamica, è l’informazione a quel livello di codifica. Il “territorio” di un pensiero, al momento della sua occorrenza fisica nel cervello, è quel flusso di pattern di attivazione. La “mappa” del pensiero (il pattern neurale) e il “territorio” del pensiero (l’evento mentale implementato fisicamente) si fondono.
Localmente ed istantaneamente, la distinzione netta tra il codice e il contenuto si sfuma.
Il processo fisico è il processo cognitivo / informativo, non un mero “supporto” inerte per simboli astratti. Il significato è intrinseco alla forma e alla dinamica del flusso all’interno della rete neurale. La sintassi del pattern neurale è inseparabile dalla sua semantica elementare.
Un pattern di attivazione (che è “territorio” a sé stante) diventa a sua volta mappa o segnale per altri flussi neurali a valle, che lo interpretano e lo trasformano. Quindi, si può pensare che localmente e istantaneamente ci sia un’implosione tra mappa e territorio ma il significato globale si costruisce attraverso gerarchie e cicli di flussi. Globalmente, mappa e territorio non coincidono.
“A map is not the territory” – Alfred Korzybski

Il flusso neurale, nella sua specifica configurazione fisica, è l’informazione.

Il sentiero ed il percorso
Il flusso di per sé è un concetto incompleto, non c’è flusso senza rete. Questa a sua volta è tale in quanto sede di un flusso, altrimenti non ha natura di rete.
- Un sentiero in un bosco esiste perché è percorso.
- Le rotte commerciali si formano lungo direttrici di scambio.
- L’erosione sulla sponda esterna di un fiume e la deposizione su quella interna sono l’effetto del flusso d’acqua e la causa di un cambiamento nel fiume stesso.
- Le connessioni sinaptiche si rafforzano o indeboliscono in base all’attività neurale che le attraversa.
La topologia (la struttura dei nodi e delle connessioni) influenza profondamente la natura dei flussi che possono transitare.
Ma è altrettanto vero che…
i flussi persistenti possono scolpire e rimodellare la topologia della rete in cui scorrono.
Flusso e rete non sono entità separate, ma due facce della stessa medaglia dinamica, in continua co-evoluzione.

Plasticità ed apprendimento
Come sappiamo, i neuroni comunicano tra loro attraverso giunzioni specializzate chiamate sinapsi.
La “plasticità sinaptica” è la capacità di queste sinapsi di modificare la loro forza, l’efficacia con cui un neurone presinaptico influenza un neurone postsinaptico nel tempo, in risposta a cambiamenti nell’attività neurale.
Il fondamento di memoria ed apprendimento sta qui.
Nel libro: The organization of behavior; a neuropsychological theory. Wiley, New York, 1949 del canadese Donald O. Hebb, troviamo questo principio, noto come “regola di Hebb”:
Se un neurone A è abbastanza vicino ad un neurone B da contribuire ripetutamente e in maniera duratura alla sua eccitazione, allora ha luogo in entrambi i neuroni un processo di crescita o di cambiamento metabolico tale per cui l’efficacia di A nell’eccitare B viene accresciuta.
sintetizzata nel motto:
neurons that fire together, wire together
Questo processo deve avvenire ripetutamente o in modo persistente. È la costanza di questa relazione temporale che innesca il cambiamento.
Ci sono molteplici implicazioni su come si sviluppa l’apprendimento:
- associamo stimoli o eventi che si verificano insieme (vedi condizionamento pavloviano);
- i ricordi sono pattern di connessioni sinaptiche rafforzate tra neuroni che sono stati attivati insieme durante l’esperienza originale;
- emergono nella rete schemi di flusso preferenziali, per cui l’attivazione di una parte del gruppo di neuroni può portare all’attivazione dell’intero gruppo, rappresentando un concetto, una cosa, un frammento di memoria.
Un’altra importantissima conseguenza è che la storia dei flussi influenza la probabilità e la natura dei flussi futuri. Questo aspetto è ben noto in teoria della complessità ed è anche ciò che rende unica l’esperienza di vita di ciascuno.
Il cervello è un luogo in cui l’informazione si auto-organizza
Grazie alle tecnologie di neuroimaging, siamo in grado di mappare la connettività da due punti di vista:
- connettività strutturale: Tecniche come la Diffusion Tensor Imaging (DTI) e la trattografia permettono di mappare i fasci di sostanza bianca che collegano diverse aree cerebrali, creando matrici di connettività strutturale.
- connettività funzionale: Tecniche come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) a riposo o durante compiti specifici, l’elettroencefalografia (EEG) e la magnetoencefalografia (MEG) misurano la correlazione statistica nell’attività tra diverse regioni cerebrali, inferendo connessioni funzionali.
Le connessioni tra neuroni del cervello assomigliano alle relazioni tra i miei amici: tendono ad essere connessi anche tra loro, formando gruppi o “cricche” densamente interconnesse.
Questa è la base per la segregazione funzionale, ovvero la specializzazione di moduli locali per compiti specifici (ad esempio, aree visive specializzate nell’elaborazione dei colori, altre per le forme, ecc.
Nel contempo, vale un principio di integrazione globale: l’informazione viaggia velocemente anche tra aree relativamente distanti del cervello. È possibile andare da un qualsiasi nodo all’altro della rete attraverso un numero sorprendentemente piccolo di “passi” o connessioni intermedie. Questo ci ricorda famoso principio dei “sei gradi di separazione”, secondo il quale ciascuna persona può arrivare a contattare qualunque altra nel mondo con, mediamente, solo 6 passaggi intermedi.
Questa polarità ☯ tra:
- moduli specializzati che elaborano in parallelo l’informazione
- l’integrazione globale che distribuisce l’informazione ai moduli e porta ad un effetto coerente
è un’ottimizzazione che combina potenza di elaborazione ed efficienza metabolica.
Tra parentesi, mi chiedo se questo modello possa spiegare certi incredibili risultati ottenuti col metodo Feuerstein persino in casi di gravi lesioni cerebrali. Se viene lesionata una regione del cervello che si occupa del linguaggio, forse se ne può riorganizzare un’altra per svolgere lo stesso compito.
Un po’ come succede nei social network, più alcuni nodi vengono attraversati da flussi, più tenderanno ad esserlo ulteriormente perché hanno un piccolo vantaggio posizionale rispetto agli altri. Tali nodi possono diventare centrali e possono arrivare ad essere attraversati da porzioni di flusso molto maggiori degli altri.
Invece di un picco attorno a una media, in questa situazione gli eventi piccoli sono molto comuni, mentre gli eventi grandi sono rari, ma non impossibili o trascurabili. Non c’è un punto in cui si può dire “gli eventi più grandi di così sono troppo rari per essere considerati”.
In un sistema come questo, detto: “ad invariata di scala”, la cui struttura non varia a seconda della scala usata nell’osservarlo, chiedere quale sia la “dimensione tipica” di un evento o la “connessione tipica” di un nodo è come chiedere quale sia la dimensione tipica di una città sulla Terra: ci sono metropoli enormi, città grandi, medie, piccole, villaggi minuscoli, e non c’è una dimensione che rappresenti “la norma” per la maggioranza.
Essere “scale-free” permette al cervello di interagire e processare informazioni su un’ampia gamma di scale spaziali e temporali simultaneamente, senza essere sintonizzato rigidamente su una scala preferenziale.

D’altra parte, se osserviamo schemi ricorrenti e stabili nei flussi di attivazione di popolazioni neuronali (livello micro), possiamo iniziare a parlare di un “flusso di elaborazione percettiva”, un “flusso di recupero mnemonico” o un “flusso decisionale” (livello macro). Questi “meta-flussi” o flussi astratti hanno le loro proprie dinamiche, regole di interazione e possono essere a loro volta componenti di flussi ancora più complessi (es. il flusso di una conversazione, il flusso di risoluzione di un problema complesso).
Ogni livello di astrazione può esibire proprietà emergenti che non sono evidenti osservando i componenti del livello inferiore.
Un singolo neurone non “decide”, ma un flusso di attività coordinato attraverso vaste popolazioni neurali può rappresentare un processo decisionale.
I flussi al livello inferiore danno origine ai flussi al livello superiore, ma le dinamiche e i “vincoli” imposti dai livelli superiori possono a loro volta influenzare e modulare i flussi ai livelli inferiori.
Immagina di studiare il flusso dell’acqua lungo una costa frastagliata, che spesso ha una cosiddetta geometria frattale, ad invarianza di scala.

Con un satellite (bassa risoluzione, ampia scala), vedi le grandi correnti oceaniche (meta-flussi macroscopici).

Con una telecamera su un drone (media risoluzione, scala intermedia), vedi il flusso delle onde che si infrangono, i mulinelli attorno agli scogli (meta-flussi a scala mesoscopica).

Con una lente d’ingrandimento (alta risoluzione, microscala), vedi il flusso dell’acqua tra i granelli di sabbia (flussi microscopici di percolazione).

In questo esempio, la complessità del percorso dell’acqua o la distribuzione delle velocità del flusso mostrano schemi statistici simili a ciascuna di queste scale. Il “meta-flusso” definito (corrente, onda, percolazione) dipende chiaramente dallo “zoom“, dall’ingrandimento, dalla scala di osservazione.
Attenzione!
A parità di capacità elaborativa, l’osservazione cambia non solo se cambia l’ingrandimento ma anche se ci spostiamo “lateralmente”, facendo rientrare nel nostro campo di osservazione una diversa porzione del sistema osservato.
Non possiamo proprio porre attenzione a tutto contemporaneamente.
Il famoso adeguamento tra realtà ed intelletto (Veritas est adaequatio rei et intellectus, molto caro a San Tommaso d’Aquino) è un lavorio di cognizione che porta all’attivazione di schemi neurali che sono il supporto di ricordi e concetti. Un lavorio che si basa sul porre attenzione a vari aspetti, un po’ alla volta, non saltando di palo in frasca scompostamente ma in modo sistematico secondo logiche di vicinanza, in modo che ogni porzione attenzionata si raccordi con le precedenti.

Se ad un certo momento ci chiediamo cosa sappiamo, cosa per noi è vero attualmente, chiamiamo in causa ricordi e concetti: la mappa tracciata finora.
Di conseguenza possiamo dire che…
la verità è lo stato del processo cognitivo.
Questione di punti di vista
Verifichiamolo in una situazione “estrema”, ma senza scomodare il drammatico mondo delle investigazioni. Limitandoci a quello più confortevole della contemplazione. Prendi in considerazione una scultura anamorfica.
L’anamorfosi gioca sulla relazione tra l’oggetto, lo spazio e l’osservatore, creando un momento di sorpresa e scoperta quando l’ordine nascosto viene finalmente svelato dalla giusta prospettiva.
Nell’opera proposta, ci sono le raffigurazioni di 4 animali, ciascuna ben riconoscibile da un’opportuna prospettiva, corrispondente alla perpendicolare ad uno dei 4 lati verticali del cubo. Entro un certo angolo di visuale rispetto alla perpendicolare, la figura è ancora riconoscibile.
E se ti chiedessi: “Qual è l’oggetto realmente rappresentato dall’opera?”. Credo che la tua risposta dipenderebbe dal punto di vista. Immagina di essere proprio fisicamente presso il museo. Immagina di passeggiare intorno all’opera continuando ad osservarla. Staresti acquisendo varie porzioni dell’osservato e ti staresti facendo un’idea di come sia stata concepita, al punto da potermi rispondere fornendo un modello predittivo completo. “L’artista ha sapientemente disposto dei frammenti colorati in uno spazio cubico organizzato con delle liste verticali di vetro. Nella prima faccia che ho visto, i frammenti erano disposti in modo da raffigurare un felino. Spostandomi, la figura sembrava scomporsi per poi, proseguendo lo spostamento nella stessa direzione, ricomporsi a formare un pesce…”. Lo spostamento graduale consente di integrare le prospettive. Qualcosa di simile potrebbe accadere se ci fossero vari amici fermi in prossimità dell’opera, ciascuno dei quali ti riferisce cosa sta vedendo. Anche in questo caso, puoi integrare varie prospettive.
(Mi viene in mente il funzionamento della Tomografia Assiale Computerizzata.)
Se invece potessi usare una sola prospettiva, se non potessi spostarti né comunicare con qualche altro osservatore che utilizzi una prospettiva differente, la tua risposta risulterà avere una capacità predittiva ridottissima. “L’opera è in vetro, per lo più trasparente ma con frammenti opportunamente colorati. Grazie alla disposizione di tali frammenti, raffigura un felino”.
Posso anche immaginare un caso molto particolare: supponiamo che tu possa esaminare l’opera da una sola prospettiva al giorno e che tu debba cambiarla ogni giorno, per quattro giorni. Supponiamo che ci sia un ulteriore vincolo per cui la prospettiva che puoi usare è proprio una delle 4 ortogonali di cui sopra. Il risultato è che potresti lecitamente avere il dubbio che ogni giorno l’opera venga sostituita con un’altra!
Quello del “punto di vista” è un concetto puramente spaziale e visivo. Si riferisce alla posizione fisica da cui un osservatore guarda una scena. Da questo punto specifico, alcuni elementi sono visibili, altri sono nascosti, alcuni appaiono grandi e vicini, altri piccoli e lontani. Cambiando la posizione fisica, la percezione della scena si modifica radicalmente. Questa è un’esperienza universale e concreta per ogni essere umano, sicché ciò che hai appena letto dovrebbe risultarti noiosamente ovvio.
Considera il passaggio appena fatto come un trampolino, per tuffarci dentro la profondità della tua stessa mente.
Le scienze cognitive, in particolare la linguistica cognitiva e la teoria della metafora concettuale di George Lakoff e Mark Johnson, hanno dimostrato come il nostro sistema di pensiero sia fondamentalmente metaforico. Utilizziamo domini concreti e familiari (come lo spazio, il movimento, la vista) per comprendere e parlare di domini astratti (come le idee, le opinioni, le emozioni).
Realtà concreta | Mondo interiore |
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La posizione fisica dell’osservatore | L’insieme di credenze, esperienze e conoscenze di un individuo. |
La scena osservata | Un argomento, un problema, un concetto. |
Ciò che è visibile dalla propria posizione | Le informazioni e le argomentazioni che una persona considera rilevanti e accetta. |
Ciò che è nascosto o fuori campo | Le informazioni e le argomentazioni che vengono ignorate, non conosciute o considerate irrilevanti. |
La prospettiva visiva (oggetti vicini/lontani) | La gerarchia di importanza data ai diversi aspetti di un concetto. |
Cambiare posizione fisica per vedere meglio | Cambiare prospettiva, considerare nuove idee, mettersi “nei panni di un altro”. |
Applichiamo il concetto di punto di vista traslato al mondo interiore in un caso.
Due persone, un trader di borsa e un genitore apprensivo, hanno entrambi il concetto di “rischio”. A livello base, la rete neurale per il concetto astratto di rischio potrebbe essere simile. Ma il loro punto di vista sul rischio modella questa rete in modi radicalmente diversi.
Per il trader, la rete “rischio” è fortemente connessa con le reti di “opportunità”, “guadagno”, “volatilità”, “calcolo delle probabilità”. L’attivazione di “rischio” innesca immediatamente l’attivazione di queste altre reti. Le connessioni con “pericolo” o “perdita totale” potrebbero essere più deboli o mediate da concetti di “gestione” e “stop loss”. La valenza emotiva (processata da amigdala e corteccia prefrontale) potrebbe essere di eccitazione.
Per il genitore, la rete “rischio” è collegata in modo quasi autostradale con “pericolo”, “protezione”, “sicurezza dei figli”, “evitare”. L’attivazione di “rischio” scatena una risposta emotiva di ansia e innesca concetti legati alla prevenzione. Le connessioni con “opportunità” sono sentieri impervi e poco battuti.
Possiamo anche pensare ad un’ampia casistica nella nostra vita quotidiana. Prima, però, introduco il termine engramma: la traccia fisica o biologica che un’esperienza o un apprendimento lascia nel sistema nervoso, rappresentando la base neurobiologica della memoria. In altre parole, l’engramma è la modifica biochimica, biofisica o morfologica che avviene nei neuroni e nelle loro connessioni (sinapsi) quando viviamo un’esperienza, permettendo così la conservazione e il successivo richiamo di un ricordo. L’engramma è un fenomeno emergente da molteplici attivazioni neuronali e modificazioni sinaptiche, proprio come il comportamento dell’atomo emerge dal comportamento collettivo degli elettroni.
Modo di Dire Comune (Introspezione) | Traduzione in Termini di Attivazione Neurale |
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“Questo concetto mi è chiaro.” / “Ho capito.” | L’engramma (la rete neurale) che rappresenta il concetto è stabile e ben definito. Le connessioni sinaptiche al suo interno sono forti e consolidate. L’attivazione fluisce rapidamente e con un alto rapporto segnale/rumore, producendo un’esperienza soggettiva di coerenza e assenza di ambiguità. |
“Non riesco ad afferrarlo.” / “È un’idea oscura.” | La rete neurale per questo concetto è debole, instabile o incompleta. I neuroni che dovrebbero costituirla non sono ancora legati da connessioni forti. L’attivazione è incerta, “rumorosa”, e potrebbe attivare schemi contrastanti, generando la sensazione di confusione o di “nebbia mentale”. |
“Questo concetto è più astratto di quest’altro.” | Lo schema di attivazione del concetto astratto è più distribuito. Coinvolge aree cerebrali funzionalmente distanti (es. aree associative, corteccia prefrontale) e non è ancorato primariamente alle cortecce sensoriali. Un concetto concreto (“sedia”) ha una rete più focalizzata su aree visive, motorie e tattili. |
“Ho collegato i puntini!” / “Ora vedo il nesso.” | È avvenuta la formazione di nuove connessioni sinaptiche significative tra due o più engrammi che prima erano separati o debolmente collegati. È l’esperienza soggettiva di un insight, un “Aha! moment”, che corrisponde a una riorganizzazione fisica della rete. |
“Questa idea mi stride.” / “Rifiuto questo concetto.” | Si verifica un conflitto neurale (dissonanza cognitiva). La rete del nuovo concetto è in competizione diretta con una rete preesistente, forte e consolidata (il nostro “punto di vista”). L’attivazione della nuova idea è inibita o crea uno stato di incoerenza che il cervello (in particolare la corteccia cingolata anteriore) rileva come un errore o un disturbo. |
“Ho interiorizzato questo principio.” / “Mi risuona.” | Il concetto non è solo “chiaro”, ma la sua rete è diventata profondamente integrata con altre reti centrali, come quelle che rappresentano i nostri valori, la nostra identità (corteccia prefrontale mediale) e i nostri ricordi autobiografici. L’attivazione si propaga in modo armonico, rafforzando altre reti affini. |
“Ce l’ho sulla punta della lingua.” | È un caso di attivazione parziale dell’engramma. La rete semantica (il significato del concetto o della parola) è pienamente attiva, ma la connessione verso la rete fonologica corrispondente (la sequenza di suoni per pronunciarla) è temporaneamente inibita o inaccessibile. Si sa cosa si vuole dire, ma non si trova “la parola”. |
“Ho cambiato prospettiva.” / “Mi hai aperto gli occhi.” | Rappresenta una neuroplasticità su larga scala. Non si tratta solo di aggiungere un’informazione, ma di una ristrutturazione gerarchica delle reti. Le “autostrade” neurali del vecchio punto di vista sono state indebolite e sono stati rafforzati percorsi alternativi, che ora diventano le nuove vie preferenziali per l’elaborazione delle informazioni. |
Rete, flusso e punto di vista: tre facce della stessa medaglia
Il flusso di pensiero rappresenta l’aspetto dinamico e continuo della nostra attività mentale: idee, associazioni, riflessioni che si susseguono nel tempo. È un processo in movimento, in cui le informazioni si trasformano e si collegano in modo fluido.
Dietro al flusso di pensiero c’è una rete di neuroni interconnessi. Questa rete è la struttura fisica e funzionale che permette la trasmissione e l’elaborazione delle informazioni. Le connessioni sinaptiche tra neuroni formano circuiti complessi che supportano la comunicazione e l’integrazione di segnali elettrici e chimici.
Gli engrammi rappresentano le tracce stabili o semi-stabili di memoria e apprendimento all’interno di questa rete. Sono i “punti di vista”, attraverso cui il cervello codifica e richiama esperienze passate, influenzando così il modo in cui percepiamo e interpretiamo il mondo. Ogni engramma può essere visto come un punto di riferimento specifico nella rete, che contribuisce a dare senso e coerenza al flusso di pensiero.
La paradossale medaglia a tre facce che rappresenta la triade: rete, flusso e punto di vista è il simbolo yin-yang. La rete è yin, il flusso è yang ed il punto di vista è la loro unione dinamica. Da soli, nessuno dei tre ha senso. Insieme, spiegano la dinamica fondamentale con cui la mente elabora informazione e conoscenza.
