• Introduzione al paradigma della complessità

    Introduzione al paradigma della complessità

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Cos’è il paradigma della complessità? Da dove cominciare per studiarlo? Cosa leggere, quali video guardare? Con chi confrontarsi? A cosa serve? Come utilizzarlo nel lavoro, in famiglia, in comunità, in società? Che rapporto c’è con l’approccio olistico?

    Cos’è il paradigma della complessità?

    Un paradigma del pensiero scientifico è costituito da regole metodologiche, modelli esplicativi, criteri di soluzione di problemi. Una rivoluzione scientifica è un cambio di paradigma. Le nuove mentalità o paradigmi cognitivi sono indotte dalle rivoluzioni scientifiche, si pensi alla teoria della relatività e al relativismo.

    L’ultimo paradigma è quello della complessità.

    Il paradigma della complessità, come l’approccio olistico, rifiuta l’idea semplicistica secondo la quale un sistema si spiega come semplice somma delle parti. Gli intrecci tra le parti del sistema rendono il tutto superiore alla somma delle parti. La vita, per esempio, non si può spiegare come semplice composto chimico ma è organizzazione, è uno schema che tende a conservarsi e replicarsi.

    In più, rispetto all’approccio olistico, il paradigma della complessità fa entrare in gioco il rapporto tra osservatore ed osservato, ammettendo la possibilità di modellare anche quando il controllo dell’osservatore non è completo. Un sistema in cui le parti interagiscono tra loro può essere complicato ma, finché l’osservatore ritiene di averne il controllo completo, non varca la soglia della complessità.

    Materiali per iniziare comprendere il paradigma della complessità

    woman in white long sleeved shirt holding a pen writing on a paper

    Pagine Web da leggere

    Dipinti

    Di fronte a molte delle opere di Pollock o Kandisky, il cervello non è in grado di riconoscere caratteristiche pre-codificate: non focalizza l’oggetto.

    woman in brown scoop neck long sleeved blouse painting
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    Video

    Libri

    • Auto-organizzazioni di Alberto F. De Toni, Luca Comello, Lorenzo Ioan
    • Nexus di Mark Buchanan
    • Visual Complexity di Manuel Lima
    • Ciclo di Dune, saga fantascientifica di Frank Herbert: Dune (1965), Messia di Dune (1969), I figli di Dune (1977), L’imperatore-dio di Dune (1981), Gli eretici di Dune (1984), La rifondazione di Dune (1985)
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    Immagine di copertina: Foto di Pete Linforth da Pixabay

  • Principi Generali della Teoria dei Flussi

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Premessa

    Avvertenza: questo articolo è in continua revisione. La Teoria dei Flussi è in allestimento e, probabilmente, resterà tale per anni. I principi generali, inizialmente si formulano in modo approssimativo e sovrabbondante; quindi si selezionano e si consolida ciò che resta alla prova dei fatti. Se non ci fosse questa retroazione tra riscontri pratici e principi generali, l’evoluzione della stessa TdF sarebbe priva di intelligenza.

    I meta-principio della Teoria dei Flussi: l’evolversi della TdF stessa è un flusso e comporta retroazioni nel proprio interno.

    Quando si modellano concetti così fondamentali, è facilissimo cadere nella trappola della definizione circolare. Ecco un esempio. Proviamo a definire: “sistema” seguendo la via dei dizionari linguistici.

    Sistema = connessione di elementi in un tutto organico e funzionalmente unitario.

    Elemento = ciascuna delle parti che concorrono a formare un tutto organico.

    Si vede subito che la prima definizione dipende dalla seconda che dipende dalla prima, quindi in totale non abbiamo definito un bel niente.

    Per non cadere in trappola, dovremo cercare di definire concetti spiegando come si usano nei ragionamenti, secondo lo stile assiomatico: si parte dal presupposto di un linguaggio semplice e chiaro, dato per scontato, si aggiungono nuovi termini e si formulano assiomi, cioè proposizioni o schemi di proposizioni ritenuti sensati.

    Principi

    1. Il pensiero è un flusso. Ciascun pensiero è un flusso. Ciascuna cosa pensata da chiunque è un flusso.
    2. Il passare del tempo soggettivo è lo scorrere dei pensieri rispetto a quello delle percezioni sensoriali.
    3. Un flusso è oggettivo se e solo se è identificabile da chiunque. Necessariamente, sono coinvolte delle percezioni.
    4. Il tempo oggettivo è lo scorrere del tempo di tutte le persone, coordinato tramite convenzioni sulla base delle percezioni sensoriali.
    5. I flussi di conoscenza analitica confluiscono nel flusso di conoscenza complessivo. Il flusso complessivo di conoscenza defluisce in flussi di conoscenza analitica.
    6. L’attenzione è limitata: si seleziona una parte di tutto ciò che percepiamo o immaginiamo e si ragiona su quella. Concentrarsi comporta trascurare ciò che non è attenzionato. Ampliare la prospettiva comporta trascurare dettagli.
    7. Porre attenzione è selezionare. Ciò che descriviamo e modelliamo è ciò che percepiamo di ciò che sta nello spazio informazionale selezionato.
    8. Input e output sono flussi. L’esecuzione di un programma inizia e termina senza memoria. Noi potremmo accumulare i flussi input e album e farli retroagire con il flusso esecutivo. Semantica tra logica di flusso esecutivo e logica di algoritmo.
    9. I dati sono flussi e i programmi sono dati. I dati possono essere incerti, correlati, intrecciati… quindi anche i programmi.
    10. Il pensiero è il risultato di un interferenza, non può che essere ologrammatico. Quando mi assopisco, l’intensità di ciò che penso viene meno; riducendo la luce, ricevo meno stimolo visivo ed aumenta l’incertezza, la stabilità dell’interpretazione delle immagini che mentalizzo.
    11. La determinatezza di un dato corrisponde all’intensità del suo afflusso esecutivo.
    12. Contare presume distinguere ma talvolta le forme percepite fluttuano, i loro contorni sono parzialmente indistinti. In quale momento della mitosi la cellula è diventata due cellule? Per il libro della Genesi, l’uomo è immagine di Dio da solo o solamente quando è in relazione (a sua immagine lo creò, maschio e femmina li creò)? La fluttuazione può essere in ciò che osservo o nel mio osservare, non importa. Fintantoché c’è fluttuazione, l’interazione con le parti è anche interazione col tutto e viceversa.
    13. All’estremo, flussi con i quali si interagisce con tutti loro o con nessuno di loro sono totalmente confondibili. Questo misura l’unione di una coppia di sposi.
    14. Il fenomeno del collasso degli stati nel momento della valutazione o misura avviene quando si cristallizza la scelta valutativa, quando si astrae, quando si passa da una logica in cui si hanno entità solidali i cui legami sono fuori controllo ad una in cui è tutto esplicito. Questa è l’essenza della semantica, nel bene e nel male. Questo va formalizzato definendo una semantica tra logica di base e logica classica.
    15. Il concetto di determinatezza di un flusso si concretizza con l’omogeneità delle interazioni con tale flusso.
    16. Nella logica dei livelli di astrazione, l’energia di un flusso concreto può essere diffusa in tanti flussi ed emergere come energia di un flusso astratto. Così la persona consacrata trasfigura la sua energia relazionale. Così ha senso l’esclusività del rapporto nuziale.
  • Pensiero e Percezione

    [Tempo di lettura: 2 minuti]

    I cervelli delle persone, sebbene siano unici, hanno in comune le leggi biologiche e quelle dell’attività bio-neurale. Non so se, qualora fossimo capaci di riprodurre atomo per atomo la configurazione di un cervello, si possa clonare la mente ma sicuramente le menti possono condividere pensieri (nel senso di pensare pensieri analoghi) grazie alle basi materiali ed esperienziali comuni ed ai linguaggi. Non ci sono prove scientifiche di eventi telepatici, che io sappia. Dunque si può presupporre che ogni mente abbia un’intimità inaccessibile. Questo fatto lascia la porta aperta al libero arbitrio, all’anima ed alla metafisica in generale. Soprattutto, traccia una linea di confine oltre il quale non portare le riflessioni sulla Teoria dei Flussi, almeno nella fase della loro fondazione.

    La forma di pensiero più facile da condividere (nel senso sopra specificato) è la percezione.

    Le percezioni si manifestano nella mente ma sono flussi di informazione originate dai sensi. Parlandosi, tutte le persone che guardano il cielo limpido converranno che esso è celeste, eventualmente traducendo dalle varie lingue. Se la conversazione prosegue, ciascuno potrà arricchire la propria percezione con le sfumature dipinte dai pensieri degli altri. Se l’osservato non è qualcosa di molto semplice, però, scopriamo molto prima la bellezza del confronto.

    Volendo fondare una Teoria, devo aver chiaro che essa ha natura convenzionale: è vera nella misura in cui tante persone ci credono, ovvero rilevano corrispondenza tra pensieri formulati nella Teoria e pensieri indotti dalla percezione della realtà.

    Anziché nello spazio sociale / relazionale, si potrebbe ritenere vera una Teoria basandosi sul tempo: per una singola persona, la Teoria è vera nella misura in cui riesce a spiegare molte sue esperienze.

    Per “credere” e “spiegare” possiamo intendere: “formulare modelli predittivi efficaci”.

    Questa breve riflessione serve per fissare un punto molto semplice: le percezioni sono pensieri, si manifestano nella mente e si possono trasmettere da mente a mente linguisticamente in modo approssimativo. La mente è il luogo in cui, tra le altre cose, si rappresenta la realtà.

    Veritas est adaequatio intellectus et rei